La città nuova
Newton, nel Maryland, è essenzialmente il prodotto di un sogno: quello di una città disegnata come una sicura alternativa alle tensioni sociali e razziali delle grandi metropoli. Dietro a questa utopia ci sono due uomini, due amici. Austin Swope, colui che per primo ha immaginato il complesso abitativo, è un avvocato bianco che crede fermamente nella bontà sociale ed economica del futuro residenziale americano. Earl Wooten è un imprenditore edile nero e lavora alla concreta realizzazione di questo miraggio di integrazione, civiltà e pulizia, che effettivamente riesce un giorno a vedere la luce. Le case vanno vendute in men che non si dica: le finestre la sera occhieggiano rassicuranti, dai comignoli si levano pigri fili di fumo e le biciclette giacciono fiduciosamente abbandonate sotto i porticati. Ma non è possibile tenere a lungo fuori dai bianchi steccati di Newton le contraddizioni e le intime fratture dell'America. Specialmente in questo avvio di anni Settanta in cui, tra guerra del Vietnam, scandalo Watergate e cultura delle droghe, termini come razzismo, violenza e insicurezza stanno diventando le nuove, paranoiche parole d'ordine della collettività middleclass. Uno scontro a sfondo razziale nel centro giovanile, la misteriosa esplosione di intere file di lampioni nelle tranquille vie della cittadina, un'inspiegabile moria di pesci nel laghetto vicino, sono lo sfondo su cui cresce progressivamente la reciproca diffidenza dei due amici. John Truax, veterano del Vietnam assunto da Swope come custode della fragile comunità - di fatto per controllare il non più fidato Earl - si inserisce così assieme a Joel e Teddy, figli dei due imprenditori e amici per la pelle, in una vicenda che sempre più assumerà le caratteristiche di una trama shakespeariana in cui legami di sangue e appartenenza di classe, dopo averla lungamente covata, lasceranno scatenare una prevedibile e proprio per questo inevitabile tragedia.
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