Intelligence. Storia dello spionaggio militare da Napoleone a Al-Qaeda

Intelligence. Storia dello spionaggio militare da Napoleone a Al-Qaeda

Secondo uno dei princìpi fondamentali dell'arte della guerra, per conquistare la vittoria occorre conoscere a fondo non solo la geografia del teatro bellico, ma anche - preventivamente e segretamente - i punti di forza e di debolezza, le armi, lo schieramento e le intenzioni del nemico. Per soddisfare tale esigenza, governi ed eserciti di ogni epoca hanno cercato di dotarsi di mezzi e metodi mirati, la cui evoluzione tecnologica ha proceduto di pari passo con lo sviluppo della ricerca scientifica. Ma quale effetto possono avere le informazioni 'in tempo reale' sull'esito di una battaglia o di una campagna? John Keegan, uno dei più autorevoli storici militari britannici, analizza il ruolo avuto dai servizi informativi nei principali conflitti degli ultimi due secoli alla luce di alcuni episodi emblematici: fra gli altri, la caccia di Nelson alla flotta di Napoleone nel Mediterraneo; la vittoriosa resistenza del generale sudista "Stonewall" Jackson nella Shenandoah Valley; la febbrile attività di Bletchley Park, il centro britannico di decrittazione, per intercettare e violare i messaggi cifrati degli U-Boot e dei "branchi di lupi" di Karl Donitz durante la Battaglia dell'Atlantico; l'invasione aviotrasportata tedesca di Creta; le divergenze in seno all'Ammiragliato londinese dopo le prime, confuse notizie sui micidiali V-1 e V-2, le armi segrete di Hitler; l'inafferrabile e apparentemente impenetrabile rete terroristica che fa capo ad al-Qaeda nell'inedito scenario di 'guerra totale' inaugurato dall'attentato contro le Torri Gemelle. Dopo aver ricostruito minuziosamente l'operato, le tecniche, gli obiettivi e gli alterni risultati dell'intelligence nei vari contesti, l'autore dimostra come la conoscenza preventiva, per quanto completa e affidabile, non sia sufficiente per prevalere in un conflitto se non è supportata da un'adeguata forza militare e da una ferrea volontà di combattere. E poiché, secondo Keegan, "la guerra non è un'attività intellettuale, ma qualcosa di brutalmente fisico", che ha a che fare più con il sangue che con il cervello, anche le più sofisticate e moderne tecniche di spionaggio sono destinate a rimanere solo una delle armi nelle mani del soldato, e - da sole - non potranno mai deciderne la sorte.
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