Le promesse della bellezza
Fin dalle origini della nostra civiltà l'energia creativa della bellezza è stata il motore dell'esistenza umana, ha suscitato desideri e passioni, sollecitato azioni e pensieri. Eppure, mai come oggi, la forza della bellezza sembra offuscata da molte ambiguità e da una certa confusione sul suo significato e valore. Se affermiamo che un corpo, un paesaggio, un'opera d'arte sono 'belli' corriamo il più delle volte il rischio di essere giudicati banali o addirittura presuntuosi. E sempre più spesso la parola 'bellezza' appare un concetto 'vuoto' legato all'effimero, all'esteriorità , alle ultime tendenze della moda e privato di ogni fondamento etico e di verità . Che cos'è, dunque, davvero la bellezza? E qual è il suo ruolo nel mondo moderno? Stefano Zecchi, professore d'estetica e appassionato d'arte, prova a raccontarcelo. E lo fa attraverso un dialogo immaginario con un lettore, esplorando, con linguaggio semplice ed efficace, i principali ambiti in cui generalmente si parla di bellezza: il corpo umano, la natura, l'arte. È una sorta di viaggio nel tempo, dall'antichità ai giorni nostri, in cui l'autore ci accompagna attraverso le molteplici forme in cui il bello è stato pensato, esaltato, ma anche irriso e dissacrato, in un costante confronto con grandi filosofi, scrittori e artisti, da Platone a Tommaso Moro, da Darwin a Freud, da Shakespeare a Stendhal, da Rubens a Picasso, da Leon Battista Alberti a Frank Lloyd Wright. Il suo discorso si sofferma inoltre sul significato dell'esperienza estetica nella società di massa e su temi di rilevanza sociale: il degrado delle periferie urbane e gli errori commessi dalle amministrazioni pubbliche, la crisi dei sistemi educativi incapaci di trasmettere alle giovani generazioni il valore simbolico e formativo della bellezza, l'irrompere dei nuovi linguaggi virtuali che, privilegiando la tecnologia e la sperimentazione, hanno bandito ogni creatività , ogni tensione propositiva e utopica nel nostro rapporto con la realtà . Se l'epoca attuale sembra aver decretato l'esilio della bellezza e il trionfo dell'omologazione e dell'indifferenza, esiste però una via d'uscita a questa "malattia mortale della modernità ". Occorre, sostiene Zecchi, costruire un progetto futuro di bellezza che colga ancora "l'eterno nella finitezza della vita", la "spiritualità come essenza vera nella materialità della forma". Una bellezza che ci restituisca la capacità di sognare e di essere autenticamente uomini, che ci prometta di tornare a immaginare nuovi mondi possibili.
Momentaneamente non ordinabile