Colossus. Ascesa e declino dell'impero americano
Nelle sue memorie Richard Nixon ha sostenuto che gli Stati Uniti sono "l'unica grande potenza a non avere un passato di ambizioni imperialistiche". Più recentemente, George W. Bush ha dichiarato che l'America non è mai stata un impero, aggiungendo: "Siamo forse l'unica grande potenza della storia che ha avuto la possibilità di diventarlo ma l'ha rifiutata". Nati da una guerra d'indipendenza contro l'impero britannico e impegnati in una strenua lotta contro l'espansionismo sovietico durante la guerra fredda, gli Stati Uniti vantano da tempo una posizione antimperialista, sebbene, nei fatti, rappresentino l'impero più esteso e potente che abbia mai dominato il pianeta. Niall Ferguson, uno dei più autorevoli storici di economia, esplora la natura paradossale del potere statunitense, affermando con forza che l'America è un impero e lo è sempre stato, malgrado neghi di essere tale. A suo avviso, ciò di cui il mondo ha bisogno oggi è proprio un impero liberale, che non solo promuova il libero scambio tra le nazioni ma crei e mantenga le condizioni senza le quali il mercato non può agire, ovvero la pace, l'ordine, strutture amministrative non corrotte, politiche fiscali e monetarie stabili. E questo non esclusivamente a vantaggio degli interessi americani. Da un punto di vista economico e militare gli Stati Uniti potrebbero essere i candidati ideali a rivestire tale ruolo: né la Cina né l'Unione europea sembrano possedere i requisiti necessari per competere su questo piano. Ma agli americani manca la 'forma mentis' imperiale: preferiscono consumare anziché conquistare, costruire centri commerciali anziché nazioni. Il disconoscimento della propria funzione strategica nel mondo è però solo uno dei punti deboli degli Stati Uniti come impero liberale: il loro vero tallone d'Achille, infatti, è costituito dalla dipendenza dal capitale straniero per finanziare i consumi privati e il crescente indebitamento pubblico (dovuto solo in parte alle spese militari) e soprattutto da una latente crisi fiscale destinata a esplodere nei prossimi decenni. Il Colosso americano sembra dunque poggiare su piedi d'argilla: non è un impero rivale a minacciarlo, ma il vuoto di potere, la mancanza di volontà di potenza al suo interno.
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