Cunnilingusville. Storie vere
Meglio saperlo fin dall'inizio: Augusten Burroughs non è quel che si potrebbe definire un gentleman, anzi è proprio cattivo. Ma è anche la voce più originale e divertente dell'attuale panorama letterario degli Stati Uniti. Tratta il suo materiale con un tono personalissimo nel quale il sarcasmo più feroce si intreccia al sapore amaro delle lacrime di coccodrillo. Ma l'effetto comico d'insieme è tale che i lettori lo seguono felici e affascinati nelle avventure più truci e inquietanti. Dal suo indimenticabile incontro con un becchino nei locali delle pompe funebri alle sue disavventure con una minuscola ma agguerritissima donna delle pulizie, dal suo inconsueto rapporto con un prete all'esecuzione di un roditore (portata a termine con precisione militare degna di miglior causa) per finire con il fatale viaggio nella terra degli Amish che dà il titolo al libro, queste pagine sono stracolme di termini non proprio impeccabili e di fluidi corporei. Ma sono storie vere che finiscono per dare voce a pensieri che tutti - be', quasi tutti - abbiamo ma che non abbiamo il fegato di esprimere ad alta voce. Questo giovane spericolatissimo autore che si autodefinisce candidamente "un alcolizzato, uno scarto delle scuole, tirato su da uno psichiatra impazzito all'interno di una setta, un uomo fatto interamente di difetti tenuti insieme da buone intenzioni" ci offre un'irresisitibile dimostrazione di come a volte la sanità mentale sia un concetto estremamente difficile da catturare.
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