Un mare di nulla
Un uomo dalla vita avventurosa e affascinante. Affabulatore, prestigiatore, "maestro dei nodi e signore degli imbrogli", incantatore di uomini e soprattutto di donne, il protagonista di questo romanzo forse fu il padre di Ugo Riccarelli. In realtà, come già avvenne per l'affresco de "Il dolore perfetto", che pure partiva da un dato biografico, memoriale, per allargarsi fino a diventare ritratto di un mondo, anche in questo caso la vita di un uomo, vorticando pagina dopo pagina, genera un intero universo di storie. Una costante della narrativa di Riccarelli è mostrare come l'esistenza di ognuno si intrecci sempre con quella di tutti gli altri, con la vita di quanti lo hanno preceduto e di coloro che verranno, in un mosaico che amplifica la realtà sovvertendo la cronologia in una contemporaneità brulicante e fantastica. Così, raccontare di un padre diventa subito l'occasione per evocare una nonna, giovanissima spigolatrice, un nonno capomastro posato e riflessivo, un bisnonno marinaio dai lineamenti scavati dal sole e dall'acqua salmastra, uno zio spregiudicato e opportunista e un altro poetico, inconcludente inventore. Da un paesino ai piedi delle Alpi le loro storie si dipanano fino al bagliore del deserto d'Africa, mescolate a quelle di giovani soldati ingenui e smarriti, di sadici aguzzini, di beduini pazienti e generosi, trafitte dagli occhi incantatori di una donna berbera, due lame di luce azzurra. La vita di ognuno è inevitabilmente la vita di tutti. È impossibile che un sogno, uno spettro, la follia di un eroe romanzesco non assomiglino a un'utopia, a un delirio, al segreto che teniamo nel chiuso della nostra anima. E portarlo in superficie, quel segreto, raccontarlo in una luce favolosa è il compito più vero della letteratura, il suo più profondo atto d'amore.
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