Un saluto attraverso le stelle

Un saluto attraverso le stelle

Chi erano, che cosa sentivano, cosa sono state le ragazze italiane - e i loro coetanei - durante gli anni dell'ultima guerra? Marisa Bulgheroni dà voce a una ragazza di allora per parlare alle ragazze di oggi, quelle che vedono dagli schermi televisivi le torri gemelle che bruciano, i terroristi suicidi che saltano in aria, la crudeltà di un'epoca, la nostra, che sembra sempre non toccarci direttamente ma ci accompagna come un rombo, un sottofondo sinistro. Se, come dice la madre di Isabella, la protagonista, all'inizio del romanzo, "la storia non è la somma degli eventi soltanto" ma "un insieme di sogni, di illusioni, di progetti mancati". "Un saluto attraverso le stelle" è il resoconto appassionato di tutte quelle illusioni, di tutti quei sogni: vissuti, sperimentati, consumati da tre sorelle, tre coraggiose "piccole donne" del Novecento nate sulle rive del lago di Como: Regina, Lucia e Isabella. C'è voluto molto tempo perché le immagini del passato, i ricordi brucianti si facessero scrittura. In queste pagine il processo laborioso di tale alchemica trasmutazione è quasi percepibile, non come fatica ma come matura capacità di attendere, come quel saper aspettare che è il sigillo più profondo della pazienza delle donne. E' una perseveranza di natura assai particolare, una "pazienza impaziente", perché "l'arte di Penelope non è fare, ma disfare, interferire, scardinare: per rifare". Marisa Bulgheroni ha accostato, interpolato, fatto interagire con infinita sapienza letteraria pezzi di vita, citazioni, invenzioni e memoria. Il risultato è un tessuto arabescato e cangiante, un racconto in cui i piani temporali si sovrappongono e si moltiplicano senza che il narratore, e il lettore, perda mai l'orientamento: perché ogni scheggia del passato - anche una lontana notte africana, o un bacio sul ponte di una nave, o gli ultimi pensieri di Ciano prima della fucilazione a Verona - aiuta a capire meglio che cosa siamo diventati oggi. E' un racconto in cui i giovani di quegli anni agiscono, recitano e patiscono, combattono o rinunciano, inscenano la danza della loro giovinezza con una varietà di passi, di accenti, di misure che i loro coetanei di oggi saranno benissimo in grado di comprendere e forse, per un attimo, dimenticando quanta pena, quanto coraggio costò quella intensità di sentimento, non potranno fare a meno di invidiare.
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