La fine della povertà. Come i paesi ricchi potrebbero eliminare definitivamente la miseria dal pianeta
Ogni giorno, sul nostro pianeta, più di 20.000 persone muoiono di fame o a causa di malattie curabili, e oltre un miliardo sono costrette a vivere con meno di un dollaro, perché lo sviluppo economico dei loro paesi, in particolare quelli dell'Africa subsahariana, è bloccato da specifici problemi locali: condizioni geoclimatiche sfavorevoli, malattie endemiche (prima fra tutte, l'AIDS) o mancato accesso ai mercati internazionali per l'assenza di sbocchi al mare o di strade. In un mondo sempre più globalizzato, l'esistenza di queste aree di indigenza rappresenta non solo un freno alla crescita generale, ma anche il possibile innesco di gravi crisi, nonché una reale minaccia per la sicurezza dello stesso mondo ricco. Jeffrey D. Sachs, esperto internazionale della lotta all'iperinflazione e della transizione all'economia di mercato di paesi ex comunisti, affronta il problema della povertà estrema ripercorrendo le tappe fondamentali della sua esperienza sul campo in Bolivia, Polonia, Russia, India, Cina e Africa. Nel corso di un'analisi rigorosa e appassionata, nella quale non mancano critiche all'approccio schematico e riduttivo del Fondo monetario internazionale e della Banca mondiale, l'autore spiega perché, negli ultimi due secoli, la ricchezza non si è diffusa uniformemente nel pianeta e propone una soluzione che va al di là di un semplice incremento degli aiuti economici (realizzabile peraltro con un minimo sforzo da parte dei governi dei paesi ricchi e delle agenzie internazionali), ridefinendo le priorità degli obiettivi. Contrariamente a quanto si è ritenuto in passato, infatti, il miglioramento della produttività nell'agricoltura di sussistenza, dell'alimentazione, della salute pubblica, del livello medio di istruzione, delle infrastrutture di base non è la naturale conseguenza della crescita economica, ma lo strumento fondamentale per realizzarla. E oggi esistono le condizioni perché i paesi ricchi finanzino lo sviluppo di quelli poveri con investimenti mirati proprio in quei settori cruciali. Nel richiamare le nazioni ad alto e medio reddito alle proprie responsabilità morali - l'impegno sottoscritto di finanziare i piani ONU per dimezzare la povertà estrema entro il 2015 e cancellarla entro il 2025 -, oltre che alla tutela del loro stesso interesse strategico, Sachs indica una via credibile e realistica verso un mondo più giusto e sicuro.
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