I giardini di Kensington
Nel corso di una lunga notte invernale Peter Hook (celebre autore di romanzi per ragazzi che hanno come protagonista un viaggiatore nel tempo di nome Jim Yang) racconta al piccolo Kaiko Kei la strana vita di sir James Matthew Barrie, l'uomo che, sostenendo l'idea di infanzia eterna come forma di arte e redenzione, creò il mito moderno per eccellenza: quello di Peter Pan, una sorta di dio fanciullo che esalta il gioco e l'avventura e respinge responsabilità e compromesso. Ma la storia di Barrie è legata a quella di Peter Hook, anzi diviene il pretesto per raccontare la sua vita: la saga psichedelica e disperata dei suoi genitori e della loro leggendaria band e la misteriosa morte del fratello minore nel turbine della Swinging London degli anni Sessanta. Il racconto, in tal modo, finisce per assumere un intrigante andamento parallelo tra il destino dei due scrittori e quello delle loro due creature: Peter Pan, il bambino che non vuole diventar grande e Jim Yang che, grazie alle sue scorribande nel tempo, finisce per non crescere mai. L'evocazione della capitale inglese del periodo vittoriano, lo strano rapporto tra Barrie e i fratellini Llewellyn Davies - "i bambini perduti" ispiratori di Peter Pan - e la Londra degli anni Sessanta (con tanto di personaggi come Kubrick, Twiggy, i Beatles, Bob Dylan, etc etc) si intrecciano, dando vita a un affascinante romanzo gotico-pop che non è solo un affresco storico ma è anche e soprattutto una commossa e commovente meditazione sull'invecchiare e sulla morte, sulla natura della memoria e sulla fortuna del mito di Peter Pan, creato nell'Inghilterra di fine Ottocento e diventato una modalità esistenziale a partire dalla generazione pop.
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