Cavie
"Doveva essere un ritiro per scrittori. Un posto sicuro, dove avremmo potuto lavorare. E noi dovevamo scrivere poesie. Belle poesie. No, quello era soltanto per scrittori, finché non è stato troppo tardi perché non fossimo altro che le sue vittime." Cavie è un romanzo composto di storie: ventitré, per la precisione. Ventitré delle più terrificanti, comiche, avvincenti, stomachevoli storie che abbiate mai letto. A raccontarcele è un gruppo di aspiranti autori che hanno risposto all'annuncio "Ritiro per scrittori: abbandona la tua vita per tre mesi" e sono stati spinti a credere che lì finalmente si sarebbero lasciati alle spalle tutte le distrazioni della "vita reale", il vero ostacolo alla creazione del loro capolavoro. Ma "lì" non è altro che un vecchio teatro in disuso dove - oltre a essere ermeticamente isolati dal resto del mondo - vedono giorno dopo giorno ridursi in modo allarmante il cibo, riscaldamento ed elettricità... Quanto più le circostanze si fanno disperate, tanto più a forti tinte si fanno le storie che gli aspiranti autori raccontano. E tanto più ambigui e feroci si fanno i loro intrighi e le loro lotte per diventare in prima persona l'eroe, o eroina, dell'inevitabile tv movie/film/romanzo sensazionale che certamente sarà tratto dalla loro terribile vicenda. Il risultato è un susseguirsi ipnotico di narrazioni sempre più estreme in cui lo stile inconfondibile, grottesco e dark di Palahniuk si spinge fino sull'orlo dell'abisso.... Cavie è certo una satira dei reality show, ma si basa anche su una grande tradizione letteraria (dai Racconti di Canterbury, al Decamerone, a quel leggendario incontro di scrittori inglesi a Villa Diodati che produsse, fra l'altro, Frankenstein). Ed è soprattutto una terrificante fiaba morale sulla spasmodica caccia alla fama e alla celebrità che ormai imperversa in ogni angolo delle nostre vite, rendendole frenetiche, disperate e sempre più vuote.
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