Il manuale del contorsionista
Caffè. Emicrania. Antidolorifici. Overdose. Ricovero. Infermiere. Psichiatra. Valutazione preliminare di stato mentale. Dimissioni. E di nuovo caffè. Sigarette. Alcol. Emicrania. Dolore. Overdose. Collasso. Buio. Ricovero. Cartella clinica. Dimissioni. Agosto 1985, febbraio 1986, giugno 1986, novembre 1986, febbraio 1987, agosto 1987. Le overdose di John Dolan Vincent si possono contare sulle dita della sua mano sinistra, dato che in quella mano di dita ne possiede sei. Vincent è anche Christopher Thorne o Daniel Fletcher o Eric Bishop, o qualsiasi altra combinazione di nome e cognome lui decida di essere nel momento in cui gli viene chiesta l'identità. John Dolan Vincent, è in realtà un giovane talentuoso artista del falso con una propensione per la matematica e per la dipendenza da farmaci: soffre infatti di terribili emicranie che gli provocano dei black out letali e per combatterle manda giù un bel po' di medicinali "hard". Ogni volta finisce per risvegliarsi in qualche ospedale, alle prese con psichiatri che devono valutare se è un soggetto a rischio o se può tornarsene libero, "fuori". Per evitare di essere smascherato come recidivo e di finire una volta per tutte ingabbiato in qualche istituto, Vincent ha solo una scelta: sfruttare al massimo le sue incredibili capacità di falsificazione (frutto di anni e anni di pratica e ripetizioni e ripetizioni, fin da piccolo) e costruirsi - con disperato zelo - via via sempre nuove identità. Ma queste doti lo hanno anche reso fin troppo appetibile agli occhi di un'organizzazione criminale che non accetta un "no" come risposta...Grazie alla maniacale attenzione per i dettagli, alla scrittura asciutta e al contempo struggente, alla spericolatezza della trama, al suo affascinante antieroe, Clevenger ha creato una macchina narrativa assolutamente perfetta e ipnotica: un thriller devastante, crudo e cattivo al punto giusto che esplora la paura umana, le sue mille fragilità, la sua immensa forza disperante.