Quel gran pezzo dell'Emilia. Terra di comunisti, motori, musica, bel gioco, cucina grassa e italiani di classe
C'è una terra dai confini indefiniti che è il Sud del Nord e il Nord del Sud: qualcuno la chiama Emilia. Due passi più in là prende i colori della Romagna. Guarda con curiosità Milano. Passa il Po ed è di casa a Mantova. Forse è un laboratorio politico, dove si aggirano ancora vecchi comunisti pragmatici per i quali il socialismo era 'il capitalismo governato da noi', insieme a mortadelle dal volto umano, cinesi importati e vecchi punk che sembrano la reincarnazione di Ligabue (nel senso di Antonio, il pittore). E' una terra di nichilisti ed empirici, balzani e creativi, cordiali e collerici, come i pittori lunatici e i naif che narrano la pianura. Di bottegai sublimi, esteti bolognesi che si appassionano al bel gioco e alla bella tavola, innamorati perdutamente di Roberto Baggio e fugacemente di Giorgio Guazzaloca. Di creatori di illusioni, come il mago dei sogni Federico Fellini e il sognatore tattico Arrigo Sacchi. C'erano i comunisti, che sembravano eterni, e quindi si poteva vivere, e bene, senza la politica. Cioè creare un complesso beat, organizzare concerti, tirar su dal niente una radio privata, mettersi a cantare come Caterina, l'Equipe, Francesco, Augusto, Vasco, Pierangelo, Ligabue (nel senso di Luciano, il rocker), Adelmo (nel senso di Zucchero) e tutti gli altri. Scrivere libri con la dedizione letteraria di Pier Vittorio Tondelli, e morire di passione, perché qualche volta i vivi e i morti si fanno ancora compagnia. Oppure dedicarsi ferocemente al piacere satanico dei motori, tra le Ferrari, le motociclette e l'odore di benzina combusta. Senza troppo credere all'oleografia, ma con molte concessioni alla narrazione, questo libro racconta un paese che è un frammento d'Europa, una fetta di mondo che potrebbe rivelarsi ancora un modello politico ed è senza dubbio un modello psicologico. Probabilmente una concentrazione razionale e furiosa di normalità, dove tutti odiano l'emergenza. Insomma, un'Italia comunque augurabile, in cui la politica non conta nulla ma, come dice un tale Bersani, ragazzi, quel che conta è il consenso.
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