Vita e morte di Ezzelino da Romano. Testo latino a fronte

Vita e morte di Ezzelino da Romano. Testo latino a fronte

"Vita e morte di Ezzelino da Romano (Cronica)", finora mai tradotto in Italia, è uno dei tre capolavori della storiografia italiana del tardo Medioevo. Possiamo mettergli vicino soltanto la "Cronica" di Dino Compagni e la "Vita di Cola di Rienzo" dell'Anonimo Romano. Lo ha scritto, verso la metà del XIII secolo, un coltissimo notaio del comune di Padova, Rolandino di Balaiardo (1200-1276), che aveva studiato all'Università di Bologna e insegnato in quella di Padova. Il dono straordinario di questo libro è che Rolandino aveva visto, da vicino o da lontano, quasi tutto quello che racconta. Aveva visto Venezia e Treviso, Padova e Ferrara, Rovigo, Brescia, Verona, Vicenza, Bologna, Milano, Crema, Cremona. Qualche volta, anche noi abbiamo l'impressione di scorgere, attraverso i suoi occhi, le città, le campagne, le chiese e i castelli, i fiumi, i torrenti, le feste, i vestiti elegantissimi, gli ermellini, i Carrocci, come se fossimo di nuovo lì, ad ascoltare Federico II di Svevia, o alcuni grandi personaggi di Dante, come Sordello, Cunizza ed Ezzelino da Romano. Quella parte della Lombardia e del Veneto era stata, per Rolandino, il luogo più bello, piacevole e ricco della terra: Padova era "piena di ogni bene, tanto bella, tanto nobile, tanto cattolica". All'improvviso, tra le terre e le acque dolcissime della pianura Padana apparve Satana (o l'Anticristo). Tutto era decaduto: l'ospite non poteva fidarsi dell'ospite, il fratello del fratello, il figlio del padre: i patti venivano violati, i massacri si succedevano ai massacri, i bambini in fasce venivano legati con catene di ferro; risse, frodi, furti, rapine, rivolte, inimicizie mortali, impiccagioni; in cielo comete funeste, nelle città terremoti - mentre sullo sfondo appariva una pallida Provvidenza. Satana aveva preso un nome: Ezzelino III da Romano, uno dei personaggi più grandi della letteratura medioevale, attorno al quale aleggia un'aria da tragedia storica di Shakespeare. Astuto, spergiuro, vendicativo, tenebroso, posseduto da una sete di sangue, Ezzelino aveva massacrato amici e nemici, incarcerato innocenti, mandato al patibolo i cavalieri sulla piazza di Padova, distrutto castelli, violando qualsiasi legge umana e divina. "Qui pianti e stridore di denti, qui dolore e grida, furore, timore, tremore, gemiti e sospiri inauditi." Eppure Ezzelino era un grande della terra. Parlava e scriveva con una stupenda eloquenza, come un retore classico. Quando venne ferito e ucciso, fu avvolto per un istante dalla stessa tenebrosa grandezza dei peccatori della Bibbia.
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