L'ultima parata di Moacyr Barbosa
"C'era quel silenzio, Moacyr Barbosa, c'era soltanto quel silenzio. E tu per terra. E il pallone in rete. E quel silenzio. Duecentoventimila persone ammutolite. Gli uruguayani si abbracciarono senza dire una parola. Ghiggia, l'autore del gol del 2-1 dell'Uruguay sul Brasile, aveva le lacrime agli occhi: forse non era felicità, forse era la consapevolezza di aver decretato la fine di un uomo."Brasile-Uruguay 1-2, finale del Mondiale 1950, è la sconfitta più clamorosa e cantata della storia del calcio, ferita mai rimarginata per il popolo carioca: persone depresse, impazzite, suicide. Moacyr Barbosa, mano prensile e pelle nera, era il portiere glorioso di una squadra imbattibile. Fino a quel tiro, quel cross sbagliato che lo passò sul primo palo, e lo condannò a una gogna lunga una vita.Darwin Pastorin rievoca, con la storia di Moacyr Barbosa, quella di un calcio romantico e genuino, epico e perduto. Pagine che hanno un sapore d'altri tempi, di terra e di maglie di flanella; lo stesso che si gusta nei racconti di Osvaldo Soriano e Eduardo Galeano, maestri dello sport che si fa letteratura. Ma la vicenda di Moacyr, del suo talento dimenticato, della sua sfortuna e della sua dignità è anche un simbolo. Questo libro è dedicato a tutti i portieri del mondo, difensori estremi e tragici, inchiodati a uno sbaglio senza possibilità di riscatto. E a tutti coloro che, nel calcio o fuori, come Barbosa, hanno pagato una vita intera per un solo, misero errore.