Democristiani. Storia di una classe politica dagli anni Trenta alla Seconda Repubblica
E' il maggio del 1992, l''annus horribilis' della Prima Repubblica, quando la procura di Milano invia al senatore Severino Citaristi, tesoriere della Democrazia cristiana, il primo avviso di garanzia nell'ambito dell'inchiesta su Tangentopoli, scatenando sullo Scudo crociato una tempesta giudiziaria che porterà alla sua dissoluzione. Si conclude così, dopo mezzo secolo, la vicenda politica di un partito le cui sorti sono state indissolubilmente connesse con la storia italiana della seconda metà del Novecento. Una vicenda costellata di personalità illustri e controverse che hanno governato il nostro paese o occupato ruoli chiave nell'ambito istituzionale e dell'organizzazione del potere. Antonio Ghirelli, attento osservatore della politica nazionale, ricostruisce il percorso individuale e pubblico degli esponenti democristiani che, nel corso degli anni, hanno dato un'impronta fondamentale al partito e rievoca i momenti cruciali di cui sono stati protagonisti. Il racconto si sofferma in particolare su Alcide De Gasperi, che con Palmiro Togliatti e gli altri padri della Costituzione gettò le basi dell'Italia democratica dopo vent'anni di dittatura. Vengono poi descritte le vicissitudini di "cavalli di razza" come Amintore Fanfani, con il quale s'inaugura una nuova stagione della Dc, in cui prevalgono la lotta per il potere e il clientelismo; Giulio Andreotti, "la sfinge della democrazia italiana", che attraversa con abilità e diplomazia non prive di ambiguità gli anni foschi della strategia della tensione e del terrorismo; Aldo Moro, fautore del dialogo con il Pci e del compromesso storico, motivo per cui sarà assassinato dalle Brigate rosse il 9 maggio 1978. Per concludere con i due rappresentanti dell'ultima fase di egemonia dello Scudo crociato: Ciriaco De Mita, antagonista di Bettino Craxi, emergente leader del Psi e futuro premier, e Francesco Cossiga, anomalo capo dello Stato, che con le sue 'picconate' vibra i colpi fatali alla Prima Repubblica e a un partito ormai minato da una crisi irreversibile. Con lucidità d'analisi e stile arguto, Ghirelli ripercorre le gesta di un'intera classe politica, mettendone in luce i pregi e i difetti, i legami con i movimenti cattolici e il Vaticano, da sempre suo interlocutore d'elezione. Rivolgendo uno sguardo al passato, l'autore si interroga inoltre sulla possibilità che, dopo l'avvento della Seconda Repubblica, i resti della "balena bianca" dispersi negli schieramenti attuali diano vita a una nuova formazione unitaria. In questa prospettiva la celebre domanda "Moriremo democristiani?" non appare poi così anacronistica.