Antapodosis. Testo latino a fronte

Antapodosis. Testo latino a fronte

Siamo nel bel mezzo del Medioevo, in quel secolo X quando, sfaldatosi in Occidente l'impero fondato da Carlo Magno, ha inizio un regno d'Italia conteso senza esclusione di colpi dai potenti delle regioni settentrionali con l'appoggio, o l'ostilità, dei sovrani tedeschi e del papa. Liutprando, rampollo di una famiglia di rilievo, nasce a Pavia - capitale del regno verso il 920, vi viene educato, entra sin da bambino a corte cantando nel coro, diviene diacono, viene inviato da Berengario in ambasceria a Costantinopoli. Un contrasto violento con il sovrano lo costringe a riparare presso Ottone I, re di Germania e futuro imperatore, del quale sarà spesso emissario importante. Alla corte di questi, nel 956, l'inviato del califfo di Cordova, Recemundo vescovo di Elvira, esorta Liutprando a comporre un'opera di carattere storiografico. Nasce, allora, l'Antapodosis in sei libri: i primi tre narrano vicende delle quali l'autore ha appreso da altri, gli ultimi di eventi dei quali è stato testimone diretto. E' la storia intricata dei "fatti degli imperatori e dei re" di mezza Europa, di forti condottieri e di principi "smidollati" ed "effeminati", e s'intitola Antapodosis perché l'autore l'intende come una "ritorsione", una sorta di vendetta, contro Berengario e la moglie Guilla per quel che essi hanno fatto a lui. Opera storica dichiaratamente di parte, dunque, ma assoluto capolavoro letterario. Impreziosita dal greco e da composizioni in versi, da citazioni di Virgilio, di Boezio e di una miriade di scrittori antichi, l’Antapodosis racconta una quantità immensa di aneddoti tragici, truculenti e comici con una verve straordinaria. Sovrani, baroni e dame di quell’età di ferro vengono colti da Liutprando nei momenti chiave della loro vita, attraverso le loro battute e i loro gesti. Vi si legge dello splendore dorato di Costantinopoli, dei cani che cercano di sbranare l’imperatore cui sono stati inviati in dono, di papa Formoso esumato e, da morto, deposto, di Guilla spogliata in pubblico e perquisita alla ricerca di un balteo d’oro che ella ha nascosto “nelle latebre del corpo”. Un fuoco d’artificio dietro l’altro, una sorpresa dopo l’altra: un Medioevo tanto buio e vivace da assomigliare ai nostri giorni.
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