Bambini infiniti. Storie di talenti sportivi che non hanno mai smesso di giocare
Niente come lo sport rivela in un attimo a noi stessi e agli altri chi siamo. Emanuela Audisio, inviato speciale delta "Repubblica", segue da oltre vent'anni le imprese atletiche e la vita spesso sregolata dei grandi campioni. E dalla sua posizione di osservatrice privilegiata ne racconta il lato umano, le debolezze, i trionfi e le sconfitte, la popolarità e la vergogna. Mike Tyson, Nadia Comaneci, Mohammed Ali, Carlos Monzon, Tommie Smith, Ben Johnson, Greg Louganis: talenti eccezionali che hanno giocato con le proprie vite, che attraverso lo sport hanno tentato di condurre un'esistenza migliore, per uscire dalla fame, dalla miseria, dalla timidezza, da un disagio fisico, psicologico, sociale. Hanno cercato di guarire una ferita nelle proprie storie personali, di mettere a tacere un senso di inadeguatezza incolmabile. C'è chi ha saputo cavalcare il successo con leggerezza, c'è chi è naufragato sotto il suo peso. Emanuela Audisio ripercorre il processo a O.J. Simpson, ricorda il giorno in cui Bjorn Borg tenta di suicidarsi e l'ultima partita di Maradona, quando il numero dieci più famoso del mondo piangendo urla: "Io sono sporco, ma il calcio è pulito". Ci racconta i funerali di Ayrton Senna, con una città, San Paolo, che in silenzio accompagna l'ultimo viaggio del più grande dei suoi figli; la vita di Magic Johnson dopo il contagio, primo sportivo famoso a risultare sieropositivo; il faccia a faccia con Roberto Baggio, che a Pasadena ha appena sbagliato il rigore; il suo incontro con Socrates, il calciatore brasiliano politicamente impegnato, lettore di Gramsci; e, ancora, il giorno del ritiro dai campi d'atletica di Carl Lewis, il figlio del vento, che ha spogliato lo sport da ogni traccia di sudore e bestialità e lo ha rivestito di eleganza e snobismo. Storie di divinità grandiose e infantili, di bambini infiniti, incapaci di vivere la vita di tutti. Di uomini e donne esaltati e allo stesso tempo rovinati da un talento straordinario.
Momentaneamente non ordinabile