Il libro nero del comunismo europeo. Crimini, terrore, repressione

Il libro nero del comunismo europeo. Crimini, terrore, repressione

"Il libro nero del comunismo", pubblicato nel 1997 e tradotto in venticinque paesi, ha avviato un vasto dibattito a livello internazionale, accompagnato da inevitabili polemiche. Questa nuova opera collettiva, curata da Stéphane Courtois, approfondisce e completa l'indispensabile lavoro di bilancio e di analisi inaugurato più di nove anni fa, prendendo ora in considerazione i crimini del comunismo in Europa. Affermati storici e studiosi europei e americani mettono in luce tragedie che troppo spesso sono state sottovalutate o deliberatamente ignorate e, infine, emerge la verità. In Estonia, i "battaglioni di distruzione" comunisti hanno avuto, durante l'ultima guerra mondiale, diritto di vita e di morte su quanti cadevano nelle loro mani. In Bulgaria, la popolazione ha conosciuto per decenni il terrore di massa. In Romania, paese dove operava la famigerata Securitate, il carcere di Pitesti è stato una delle peggiori esperienze di disumanizzazione che la nostra epoca abbia conosciuto: nell'ultima fase del ciclo di 'rieducazione', i detenuti venivano addirittura costretti dagli aguzzini del campo a torturare i compagni di sventura più deboli come prova della loro "conversione interiore". Per non parlare poi delle angherie perpetrate con il massimo zelo dalla Stasi nella Repubblica democratica tedesca. Un libro che indaga sul perché il comunismo, nonostante i fallimenti e le tragedie che ha provocato per quasi un secolo, possa ancora rappresentare per moltissime persone un ideale di giustizia e di progresso.
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