Appennino. Avventure in un paesaggio
Due fratelli: Fabio è avvocato e scrittore, Aldo è "pittore dilettante, musicista dilettante, uomo dilettante". Il primo organizza il suo settantesimo genetliaco con un anno di anticipo; il secondo decide di raccontare "comportamenti e pensieri" del fratello e degli amici, mettendo in scena destini che s'incrociano, si sfiorano, si scontrano: innanzitutto il destino di Fabio e del suo affetto per Aldo, che vive "nel marsupio" del fratello, dove può coltivare uno "straripante appetito di luoghi, figure, aneddoti"; e poi il destino dei compagni di strada ciascuno dei quali interpreta un ruolo esemplare. Nello scenario antico, attuale e futuribile dell'Appennino reggiano c'è chi incarna la spontaneità delle genti e chi il coraggio di cambiare le regole, chi testimonia il valore dell'utopia e chi il dialogo delle culture, chi esprime fiducia nella terra e chi un'etica diversa da quella dei catechismi scientifici o politici. Le vicende principali si radicano su quelle di illustri predecessori, nelle arti e nei mestieri, o sui miti che hanno generato: e vi si innestano le esperienze di chi, fuggito e tornato, diventa nuovo portavoce di tradizioni e progetti. A dieci anni dal romanzo vincitore del Supercampiello, "La valle dei cavalieri" (storia di una comunità contadina tra fine Ottocento e metà Novecento), Crovi approda, qui, a una narrazione corale, di amori e conflitti, orchestrata attorno alle storie di una famiglia e di alcuni avventurosi (un'attrice, uno psichiatra, un'insegnante, un esperto di agricoltura, un architetto, uno studioso del dialetto e un cantante), i cui percorsi umani e professionali, drammatici o picareschi, disegnano l'affascinante quadro antropologico e storico di un territorio montano dal 1950 a oggi. Moderni cavalieri di un'epopea che si svolge in luoghi matildici, le donne e gli uomini di "Appennino" incarnano con fantasia la vitalità della memoria individuale e collettiva, e la passione e la poesia dei riti della convivenza.
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