Roma città a parte. Cronache di un milanese nella capitale
Capitare nella Capitale e raccontarla senza banali pregiudizi o qualunquismi assolutori è la cifra di questo libro. Riccardo Bocca, professione giornalista, figlio di una Milano da bere che ormai non la dà più a bere a nessuno, si guarda attorno con quella faccia un pò così che hanno i nordici che decidono di stabilirsi all'ombra del cupolone. Montecitorio è lì, sono lì il Quirinale, i ministeri, i palazzi del potere e della politica. E Bocca ne svela i segreti, spiffera le indiscrezioni raccolte alla buvette con nomi e cognomi. Dice le cose come stanno, insomma. La 'dolce vita' non è sopravvissuta. Resiste, invece, la voglia di scovare i ristorantini dove mangiare bene spendendo 'du lire'; resiste l'uomo delle taverne, abitatore di quei posti dove ci si attarda con gli amici e si suona la chitarra, senza che i camerieri ti buttino fuori malgrado l'ora. Quanta strada separa San Siro dall'Olimpico, tempio di una comunità in cui, più che altrove, il tifo è davvero un morbo. Dove, nonostante il giallorosso imperante, se ne sentono di tutti i colori, magari all'indirizzo dello scudetto laziale, festeggiato al grido di: 'Veni, vidi, scuci...'. Non per affezione agli stereotipi, ma solo la Capitale è in grado di rappresentare tutto e il contrario di tutto, senza pregiudizi né censure. La città-santuario, dominata dalla presenza della Chiesa, ti ricorda in ogni momento che a Roma sei vicino di casa del Papa, e non è cosa da poco. Poi c'è la vacanza, che a Roma è una condizione mentale. E lo sport preferito dai romani: l'avvistamento vip. Con la frase tipica: "Sì, vabbe', ma chi ce stava?". E' con ritratti come questi che Bocca, in altalena tra la cronaca mondana di circoli esclusivi e la critica sociale di periferie ai margini di ogni dignità, realizza il suo reportage sulla metropoli più contraddittoria e affascinante del mondo, capace di contaminare chiunque vi si trasferisca, nel bene e nel male.
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