Il giardino dei Finzi Contini

Il giardino dei Finzi Contini

"Il giardino dei Finzi-Contini" si apre con un prologo in cui Bassani descrive come una sua visita, nel 1957, alla necropoli etrusca di Cerveteri abbia suscitato in lui una breve riflessione sul rapporto dialettico tra la vita e la morte, fra il tempo passato e il presente. L'occasione lo spinge indietro con la memoria, "a Ferrara, e al cimitero ebraico in fondo a via Montebello", e in particolare alla "tomba monumentale dei Finzi-Contini", dove riposa un unico membro della famiglia da lui conosciuta negli anni precedenti la Seconda guerra mondiale. Il libro è, quindi, un omaggio memoriale postumo a questo gruppo di israeliti, destinati a morire nei lager nazisti, per restituirli alla vita attraverso la forza dell'arte. La vicenda è ambientata ai tempi cupi del fascismo e delle leggi razziali che colpirono tante case ebraiche e che esclusero i giovani dalle scuole pubbliche e da tutte le associazioni culturali e ricreative. Per questo motivo Ermanno e Olga Finzi-Contini rompono la loro cortina di riservatezza e aprono i cancelli del proprio giardino a un gruppo di coetanei dei figli Alberto e Micòl. Fra questi giovani c'è anche l'io narrante, già da tempo affascinato da quel luogo, ma soprattutto dal modo di agire enigmatico e imprevedibile di Micòl. La delicata storia di un amore tacito e discreto, chiuso nell'ambito di un giardino, di un campo da tennis e di una casa, si apre allora alla prospettiva di una storia più ampia, che coinvolge l'intimo inafferrabile di ogni creatura umana.
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