Nessuno muore

Nessuno é Ulisse. Un Ulisse dal cranio completamente rasato, occhiali da sole, cartuccera, casco coloniale, pistole infilate nella cintura e maschere dietro le quali nasconde un volto enigmatico. Un Ulisse dal corpo debordante e dai sentimenti inesplicabili e immensi, vagabondo per le balze della sua isola scabra e per le sale della sua reggia senza porte, e temuto, spiato dagli abitanti che non osano avvicinarsi, che non comprendono le sue leggi mutevoli, dettate solo dall'umore e dall'arbitrio. Attingendo ai ricchi materiali mitologici, a un'intera tradizione letteraria occidentale e alle infinite varianti che nel corso dei secoli si sono andate accumulando attorno alla figura e alle imprese di Ulisse, Parazzoli ha scritto un romanzo modernissimo e veemente, forte e iroso, il cui messaggio consiste nel rifiuto della pace e dell'approdo. Un simile squartamento della compostezza dell'epica, una simile riappropriazione di una mitologia apocrifa e remotissima, ma intrisa a tratti di scatti postmoderni, appaiono più che mai adatti a scoperchiare le nostre inquietudini, più capaci di invettiva che di avventura, più di urlo che di storia.