Il tempo concesso
Considerato nel mondo di lingua spagnola un maestro della narrativa breve e una delle voci più originali dell'odierna letteratura latino-americana, Rodrigo Rey Rosa ha iniziato da qualche tempo a farsi conoscere anche in Europa, dove il suo stile forte e innovativo è stato accolto con favore dalla critica.Difficile rintracciare debiti e parentele per questo scrittore guatemalteco che, beneficiando di un personale meticciato letterario, meglio è riuscito ad esprimere la peculiare intensità e inclemenza di una natura e di un'umanità incise dalla violenza, dal disordine, dalla corruzione, un mondo ostile segnato da forme di vita e mentalità nemiche, da forze impersonali che sfuggono al controllo degli uomini. Un mondo che trova la sua folgorante espressione in paesaggi duri, selvatici, e attraverso personaggi in fuga dalla propria condizione, individui incalzati da un passato che li perseguita o dai malefici della loro immaginazione.La potenza di questo universo narrativo, con i suoi effetti inquietanti e perturbatori, si ritrova immutata in "il tempo concesso", dove Rey Rosa ha riunito due brevi romanzi: il primo, "Carcere di alberi", sfiora la science-fiction, raccontandoci di una scienziata senza scrupoli che compie un delicato esperimento su un gruppo di dissidenti prigionieri in una foresta, privandoli della capacità di elaborare il linguaggio, e quindi della coscienza e della libertà. Nel secondo, "Il salvatore di navi", Rey Rosa disegna invece la figura di un ammiraglio ossessionato da sogni e visioni nell'attimo in cui il suo ruolo viene messo in discussione, componendo per questa via una sconvolgente rappresentazione della follia su cui di fatto si regge il militarismo. Due storie brevi che si leggono con il fiato sospeso, due apologhi che trovano la loro straordinaria efficacia nell'imporsi al lettore senza alcuna apparenza di artificio.
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