Non vedrò mai Calcutta

Il trentacinquenne Fausto Gaudio, nonostante il nome che porta, non ha alle spalle una storia felice: è in fuga dal suo passato che in parte coincide con l'assenza di un passato, reduce com'è da vent'anni di carcere per l'assassinio dei genitori commesso all'età di quattordici anni. Bollato come 'il piccolo mostro dai capelli rossi' e cacciato dal paese d'origine, Fausto fugge non solo dai suoi ricordi tremendi ma anche dall'amore soffocante di una donna. E la città che forse più di ogni altra si presta a offrire protezione e ricetto a un'anima persa, 'aliena', condannata a sentirsi straniera dovunque vada, è proprio la Napoli in cui Fausto ripara, affittando una camera in casa di una certa signora Saporito con la quale non ha difficoltà a spacciarsi, sfruttando una laurea conseguita in carcere, come studioso di antichità pompeiane. In casa di Teresa Saporitola vita di Fausto prende una piega imprevedibile, fantastica: infatti Teresa, ex cassiera di cinema, malgrado i suoi sessant'anni coltiva con giovanile entusiasmo le sue storie d'amore, nelle quali Fausto si fa coinvolgere in veste di segretario galante, ovvero come abile estensore di lettere appassionate. Attorno a lui tutta un'umanità fervida e febbrile si agita, si incontra, si abbandona e si ritrova. Dalle numerose storie che intrecciandosi compongono un romanzo lussureggiante, nasce una narrazione stupefatta e piena di meraviglia, nella quale si respira un'aria strana ma lieve, fatta di ingenuità, di candore e di un istinto tanto semplice da risultare scandaloso: quello che spinge l'umanità a voler vivere, nonostate tutto e tutti, nonostante il passato più fosco e l'avvenire più incerto, una vita felice.