Il libro nero. Il genocidio nazista nei territori sovietici 1941-1945
Nelle file dell'esercito tedesco che nel giugno del 1941 attaccò e invase l'Unione Sovietica c'erano decine di migliaia di uomini della Gestapo e delle SS ai quali Hitler aveva espressamente ordinato di "cancellare dalla faccia della terra" ebrei, bolscevichi e altre "razze inferiori". Mentre i forni dei campi della morte erano ancora accesi, a Mosca sorgeva il Comitato ebraico antifascista, intenzionato ad animare la resistenza contro lo sterminio degli ebrei russi. Dopo la controffensiva dell'Armata Rossa, artisti, scrittori e intellettuali ebrei, tra i quali Vasilij Grossman e Il'ja Erenburg, raccolsero in un libro le testimonianze sulla "soluzione finale" nei territori sovietici occupati dai tedeschi. Tuttavia, dopo il 1945, il Comitato ebraico antifascista si attirò i sospetti di Stalin e dei servizi segreti sovietici, che accantonarono definitivamente il progetto di pubblicazione e attuarono una vera e propria persecuzione nei confronti dei collaboratori di Grossman ed Erenburg. Irina, figlia di Il'ja Erenburg, riuscì però a salvare una copia del volume: quella che oggi, dopo oltre cinquant'anni, vede finalmente la luce in un'edizione integrale, ridando voce ad altre innumerevoli vittime della più grande "pulizia etnica" del nostro secolo.Il volume contiene in Appendice saggi di: Il'ja Al'tman, Yitzhak Arad, Albert Einstein, Shmuel Krakowski e Arno Lustiger.