Pandemonio. Il miraggio della new economy
Diffidate del nuovo! O almeno non fatevi incantare. Il mondo nuovo, l'ordine nuovo con il loro seguito di fallimenti e stragi. E ora anche il pensiero unico del neoliberismo, che però è quello antichissimo del 'prendi i soldi e scappa'. L'antichissima irresponsabilità del capitale, di quel migliaio di aziende che oggi si arricchiscono sulla testa dei sei miliardi di uomini che oggi abitano il pianeta.Tra i fanatici della new economy e gli altri c'è un comune denominatore: nessuno ha la minima idea di che ne sarà del genere umano. L'angoscia dell'ignoto coperta da una frenesia del guadagno rapido e facile, della ricchezza a portata di tutti. "Anche un camionista" dicono "può sognare di comperarsi un'isola." Anche un camionista licenziato dal progresso tecnologico?La ragione per cui la new economy con il suo esercito di computer, telefonini e Internet resta senza un vangelo comprensibile da tutti, senza una buona novella, è che dai tempi remoti dei raccoglitori di bacche, dall'epoca delle caverne, ci siamo abituati a considerare l'uomo la misura di tutte le cose. Ma se ora al suo posto ci mettono i soldi e le macchine c'è qualcosa che non torna.C'è qualcosa di storto in un mercato che giudica di maggior valore Tiscali della Fiat, cioè un'azienda che dà lavoro ad alcune centinaia di persone rispetto a una che in un modo diretto o indiretto resta una struttura portante dell'economia. Il modello tecnologico e consumista è ferino. L'impresa capitalista ha un solo dio: il denaro. Il profitto sostituisce le antiche sublimazioni umane della gloria e del sacrificio. Ma cosa significa allora essere ottimisti o pessimisti, in un economia che procede senza progetto, senza responsabilità? E' come una grande ubriacatura dalla quale prima o poi dovremo uscire.
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