Il secolo sbagliato
Un secolo che sta assieme solo per le sue inaudite sofferenze e follie: le due guerre mondiali, i due 'diluvi' di sangue, l'Olocausto, il terrificante equilibrio atomico, così terrificante che ha come portato oltre la paura dell'umanità, sorda e insensibile; e ora il rinascere delle guerre di religione e delle pulizie etniche. Una volta, forse, un uomo al termine della sua esistenza poteva dire: "Questo mondo non è un paradiso, ma ho capito come va, come funziona", noi invece questo secolo non lo abbiamo ancora capito, non sappiamo come ha funzionato. Sappiamo solo che ha rotto una volta per sempre la continuità della storia precedente, che ha aperto davvero una nuova era. Spaccature definitive, modi di vita cancellati. I contadini, per cominciare, scomparsi, un'altra cosa quelli che restano. Ed è già in corso la disparizione degli operai e degli artigiani, del lavoro manuale che per millenni è stato il segno distintivo dal mondo animale. E senza lavoro manuale non c'è più lotta di classe vera, non c'è più il rapporto fra produzione e bisogni reali. Il mondo attuale appare come un sovrapporsi confuso, in risacca, di innovazioni e di conservazioni. Gli innovatori procedono trionfanti senza accorgersi che la risacca gli toglie la terra sotto i piedi. E' accaduto anche con Lenin e Stalin: credevano di costruire il socialismo e dovevano tornare al capitalismo della NEP, alla religione patriottica, al richiamare in servizio quelli dei tempi e metodi, e i pope dalle mitrie sfavillanti. E adesso che del socialismo non si parla più, si incomincia a parlare di un capitalismo difficile, che sta preparando non so quali contraddizioni. Non è tempo di avventurarsi in nuove utopie. E' tempo di ristabilire nel caos un minimo di regole.