Inni orfici
Nella primavera del 2000, la Fondazione Valla ha pubblicato il volume "La preghiera dei cristiani". Quella che presentiamo ora è la più singolare raccolta di preghiere pagane: gli "Inni orfici", che susciteranno una vera passione nei molti lettori moderni attratti dal sacro e dal mistero. Siamo, con ogni probabilità, nel II o III secolo dopo Cristo, in Asia Minore. Un'associazione di devoti di Dioniso, la quale immagina che Orfeo abbia fondato i misteri del dio, prepara un libro di culto. Si tratta di 87 inni: ciascuno di essi è dedicato a una divinità; e ogni preghiera (poiché l'associazione dionisiaco-orfica rifiuta i sacrifici cruenti) è accompagnata da un profumo. Mentre i fedeli pregano il Cielo o la Morte, viene diffuso nell'aria il profumo d'incenso: mentre pregano la Notte, quello di torce: mentre pregano Zeus, quello di storace: mentre pregano Posidone, quello di mirra. Gli dèi della misteriosa associazione dionisiaca hanno pochissimo a che vedere con quelli di Omero. Qui non c'è Apollo che scaglia frecce mortali nel campo dei Greci; né Ermes che accompagna Priamo nella notte; né Atena che sorride e accarezza con la mano Ulisse. Molti dèi si fondono e si identificano tra loro: Zeus è anche Pan e Sabazio: Eracle è anche il Sole: Artemide è anche Ecate: tutti hanno molti nomi; la mitologia viene profondamente intrisa di filosofia stoica e neoplatonica. Nasce così un testo densissimo di temi teologici, simbolici e mitici, dove la forza del pensiero viene portata fino alla vertigine. Niente è raccontato, niente è spiegato. Tutte le idee, i sentimenti, le sensazioni, gli scorci mitici, le allusioni culturali sono assaliti da un possente slancio estatico, da una furia vocativa, che sale verso l'alto, là dove abitano gli dèi, ognuno dei quali è tutti gli dèi. Pochi testi antichi sono più vicini alla sensibilità di un uomo del XXI secolo.