Noi torniamo sempre all'acqua
Un narratore senza nome ma dotato di una voce fluida e suadente con cui confessa, scruta, racconta il suo amore e la sua dipendenza da un elemento che è vita e trasformazione, ma anche rovina e oblio. Ultimo rampollo di una dinastia di industriali, è lui a introdurci nella storia della sua famiglia partendo dal trisnonno, fondatore della cartiera su cui si sono basate le fortune di tre generazioni. Una storia di ascesa e declino indissolubilmente legata all'acqua. Tra due fiumi, infatti, l'Orpe e la Diemel, il trisavolo aveva fatto costruire la cartiera. Da quel momento l'Orpe, il fiume nero e opaco, ha rappresentato la corrente del destino. Un destino su cui, fin da principio, getta un'ombra inquietante la morte per annegamento del fondatore, inghiottito dal fiume che ne restituirà tre giorni dopo il cadavere col volto sfigurato. Una storia di colpe che si accumulano nel corso delle generazioni in un seguito di piccole e grandi catastrofi, fino a diventare responsabilità e destino collettivo. Esordio di straordinaria forza e plasticità che recupera la tradizione alta della letteratura tedesca, dai romantici a Thomas Mann, questo romanzo inacanta per la sua scrittura rapsodica, elegante e sensuale. Von Duffel costruisce la tensione in grandi scene drammatiche e potentemente visive, ma non sarebbe l'esordiente acclamato dalla critica e una delle voci più originali della narrativa tedesca se la storia che ci racconta non potesse essere letta anche come metafora di un Paese e allegoria di un secolo.
Momentaneamente non ordinabile