L'enorme tempo
L'umile epopea di un giovane medico nella Sicilia dei primi anni Cinquanta, un viaggio a ritroso nella memoria di un paese - Mineo - di cui Bonaviri sgrana la vicenda antica e immutabile con una scrittura asciutta, scabra eppure visitata dai bagliori della visione. Stagione dopo stagione, a farsi incontro allo sguardo del protagonista è un fiume umano che si ramifica in centinaia di emissari, lungo un paesaggio estremo e assoluto, espressione di una condizione dell'anima. Bambini, vecchie, contadini, caprai superstiziosi, uomini e donne scolpiti dalla sofferenza affollano queste pagine, in cui rivive l'incanto doloroso di un Sud arcaico, fermo sotto la cupa stella della sua verità, partecipe del pozzo oscuro di un tempo che si riavvolge su se stesso, eterno. A rischiararlo, solo la pietas della narrazione e la scrittura ferma e penosa di Bonaviri, che sembra incastonare nella pietra personaggi talmente umani e veri da fissarsi per sempre nella memoria del lettore.
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