Il grande disordine
Così vicini e così lontani da quel che siamo oggi, gli anni Settanta sono stati in Italia anni drammatici ma anche di grande trasformazione della società e del costume. Dalla bomba di piazza Fontana al rapimento e all'uccisione di Aldo Moro, mai una società occidentale aveva sopportato un tale stillicidio quotidiano di attentati, di bombe sui treni e nelle piazze, di agguati a magistrati e poliziotti, di omicidi dettati dall'odio politico. L'Italia si spaccò in due. Ma furono anche gli anni in cui l'onda lunga del Sessantotto mutò da cima a fondo il costume del Paese; rotto per la prima volta il monopolio pubblico dell'informazione via etere, le radio libere nacquero a migliaia per trasmettere i suoni cupi e crudi della metropoli moderna; avvenne la più riuscita delle insurrezione del secolo, quella delle donne; muri e volantini divennero le pagine di un ininterrotto romanzo della rabbia e del risentimento. Cambiava il modo di indossare una giacca, di arredare la casa, di fare delle foto pubblicitarie, di impaginare una rivista. E mentre nella politica italiana si affrontavano, per dividersi i voti delle sinistre, Enrico Berlinguer e Bettino Craxi, che hanno impresso le loro stimmate su un'epoca, nacquero i due contrapposti giornali-partito, "la Repubblica" di Eugenio Scalfari e "il Giornale" di Indro Montanelli, che raccontavano a modo loro l'Italia piagata dall'inflazione a due cifre. Tutto quello che siamo oggi ha preso forma nei Settanta.