Diario d'Irlanda
Pubblicato per la prima volta nel 1957 e definito dalla critica d'allora "un'utopia", questo libro può essere visto oggi piuttosto come una bella favola arcaica. In una serie di brevi pezzi - ciascuno poco più di un flash - l'autore presenta, con estremo realismo, la verde Irlanda come un paese dove il dolce si mescola all'amaro, la preghiera alla maledizione, un luogo dove la poesia si incontra anche nell'angolo della strada. In queste pagine Heinrich Boll ci ha dato forse - scrive Italo A. Chiusano nell'Introduzione - "la sua unica incantevole 'pastorale': un pezzo di letteratura (ma vorrei dire quasi di musica) che sa veramente di vacanza, di respiro ossigenante, di sogno o di favola. (...) Dopo che avremo letto questo 'Diario' per noi quel paese sarà verde nel modo in cui lo ha visto e goduto Boll." Un libro sull'Irlanda fuori da ogni schema tradizionale: non una guida né un'indagine socio-economica, ma una testimonianza umana e piena di poesia.
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