Il polacco lavatore di vetri

Alcuni angeli abitano questo romanzo: alti, biondi, nudi, belli e polacchi. Lavano i vetri delle automobili ferme ai semafori, prestano servizio nelle case dei ricchi, dormono negli scantinati di vecchie palestre abbandonate. Dai tumulti delle fabbriche di Stettino sono giunti nella selvaggia opulenza dell'Italia all'inizio degli anni '80. Sin dalle prime pagine vediamo i Korniakowski aggirarsi nel traffico della capitale. È una famiglia di personaggi in cui sentiamo rivivere da lontano l'anima del romanzo slavo: Joachim, il padre, il puro di cuore; suo fratello Zygmunt, pigro e scioperato, ma capace di slanci improvvisi; Helena Maria, la moglie di Joachim, destinata alla triste condizione dell'attesa; il figlio maschio Szymon Tadeusz. Assieme a loro l'ambiguo Jan Pawel Krol, picchiatore cresciuto alla scuola di violenza degli stabilimenti in riva al mar Baltico, il quale rivelerà la sua stoffa mitica d'eroe davanti alle mitragliette dei carabinieri; e il prete Witold, protagonista di una memorabile predica sulla resistenza e sul martirio. Ma, forse, la vera eroina del romanzo è la ragazza Janina: «una giovane santa polacca» - è lei stessa a definirsi così -, la cui dolorosa bellezza ricorda quella di certe donne bergmaniane. Tanti sono i fili tematici che i personaggi portano con sé e si scambiano di mano, ingarbugliandoli sino a formare il disegno del proprio destino: la speranza, il coraggio, la colpa, il degrado della società del benessere vista dagli occhi di chi non ne fa parte. Il romanzo, che Albinati ha scritto in uno stile di allucinato realismo, capace di tener dietro al ritmo degli avvenimenti (l'intera storia si svolge in sole trentasei ore), ha come quinta la città di Roma, la Roma pagana, vaticana e atea, percorsa da frotte di pellegrini ansanti, elettricisti indaffarati, acquirenti precocemente delusi, ragazzi vocianti, ma legata anche al segreto fatalismo cha da sempre la corrode.