Il prezzo della vita
"A che serve avere la coscienza pulita, a chi giova essersi comportato da eroe quando si è morti?". Roman Frister, autore e protagonista del Prezzo della vita, libro rivelazione del 1997 in Germania e Israele, è un "artista della sopravvivenza": in lui il desiderio di esistere, di godere della vista di un paesaggio o della bellezza di una donna è più forte di ogni altro impulso. La straordinaria vitalità del ragazzo Roman, ma anche il suo viso bello, dai lineamenti forti e regolari, la sua perfetta conoscenza di più lingue, i suoi modi educati e accattivanti ne fanno un candido ideale per sfuggire alle insidie mortali che gli occupanti nazisti tendono ogni minuto agli ebrei polacchi.Così, quando la trappola scatterà per lui e per la sua famiglia - e in un buio androne due uomini della Gestapo gli ordineranno di calarsi i pantaloni per controllare se è circonciso -, Roman non si darà per vinto e porterà nel lager la sua animalesca, disperata voglia di farcela a tutti i costi.Qual è dunque il prezzo di una vita, della propria vita? Ogni lettore che s'addentri nell'appassionata narrazione è costretto a rispondere onestamente a questo interrogativo. E ancora: nei campi di concentramento valgono i principi morali delle persone "normali"? E' giusto condannare a morte sicura un compagno per salvarsi? Nel lager il motto "vivi e lascia vivere" non ha alcun senso: bisogna solo decidere se soccombere o continuare a lottare.Il prezzo della vita non termina nel 1945, non si chiude con la sconfitta della Germania nazista e la liberazione dei prigionieri dei campi di concentramento perchè l'esistenza, le sofferenze e la voglia di essere felice di chi è sopravvissuto non si sono dissolte con la trasformazione dei lager in musei.
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