I misteri di Udolpho (2 vol.)
Esaltato dai critici e dai lettori contemporanei che palpitavano e tremavano all'amore contrastato e alle sventure di Emily St. Aubert rinchiusa nel castello di Udolpho in balia del sinistro conte Montoni, i misteri di Udolpho (1794), romanzo simbolo della letteratura gotica inglese, rimase a lungo un punto di riferimento che era difficile ignorare e che conserva tuttora un suo fascino.Sulla trama centrale si innestano mille incidenti secondari, i personaggi si accumulano ai personaggi, le descrizioni alle edescrizioni, i falsi misteri ai falsi misteri; l'autrice ignora verosimiglianza, verità storica, logica, coerenza narrativa, presa soltanto dalla essenziale funzione di narrare. Il suo romanzo è narrativa gotica allo stato puro, senza i demonismi di Lewis o le angosce di Maturin. E la narrativa gotica non è forse romanzo, narrazione allo stato puro, senza altro scopo che quello di suscitare emozioni, paure e tremori, per risolverli e dissolverli in un finale liberatorio? Quel che la Radcliffe aggiunge di personale al romanzo gotico è un sottofondo di narrativa concretamente borghese, è il tenace rifiuto di un mistero che non trova una sua terrena spiegazione. Ann Radcliffe non ha creato la narrativa gotica, ma ha prodotto una specie particolare del genere, un gotico essenzialmente femminile, un gotico singolarmente borghese, in cui il danaro, la ricchezza, le eredità contano non meno dei misteri.