Haiku. Il fiore della poesia giapponese da Basho all'ottocento. Testo giapponese a fronte in trascrizione romaji
"Ogni cosa piccola è bella" scrive Sei Shonagon nelle sue note del guanciale. L'"haiku", la più piccola forma di poesia esistente, scandito in tre versi di 5-7-5 sillabe, affonda le sue radici nel passato lontano dalla cultura nipponica, originariamente prima strofa, detta 'hokku', di un componimento più lungo, acquista un'importanza sempre crescente fino a essere riconosciuto come un genere pienamente indipendente, e viene ribattezzato "haiku" nell'Ottocento da Masaoka Shiki. Il grande maestro Basho (1644-1694) e quanti verranno dopo lui riescono con gli haiku a cogliere il respiro del mondo e a proiettarlo in una dimensione senza soggetto e senza tempo: contro uno sfondo naturale grande, mai descritto ma solo suggerito da un termine che metonimicamente indica la stagione, un movimento infinitesimale ci scuote, ci fa conoscere il 'fueki ryuko', 'l'impermanenza e l'eternià' che costituiscono il gioco eterno della vita. Questa antologia segue la storia dell'"haiku" dalla sua prima grande fioritura nel Seicento, epoca di profondo rinnovamento sociale in Giappone, fino alle soglie del periodo contemporaneo, attraverso nuove traduzioni che mirano a restituire al pubblico italiano l'icasticità e la purezza di questa forma che fin dal suo primo apparire ha affascinato l'Occidente.Edizione con testo bilingue.
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