La Mosca
Nel 1923 Pirandello riuniva in volume, riordinando definitivamente le sue novelle, quindici racconti la cui prima stesura datava, per la maggior parte, al decennio d'avvio del nuovo secolo. A aprire, e titolare quindi la raccolta - la quinta di Novelle per un anno -, lo scrittore sceglieva una novella siciliana del 1904, "La mosca", in cui, in una ambientazione pseudo-verista, entravano in scena figure di sorprendente, attualissima modernità: il doppio e i suoi improbabili travestimenti. Tra donchisciottismo, melodrammatiche dimissioni dell'esistenza, amari conti con la storia, il personaggio pirandelliano attesta sempre più la propria endemica emarginazione: in Lars Cleen, il marinaio norvegese trapiantato per uno scherzo della sorte in Sicilia, si esprime tutta la condizione d'estranietà sofferta dell'uomo novecentesco. Nel tentare una risposta al caos dell'essere, l'individuo può accedere allora al gesto anomalo, all'atto gratuito: e gratuito è , per eccellenza, l'omicidio senza movente. Ma tutto tiene, purtroppo, in un universo in cui l'entrata in scena del diavolo è non solo prevista, ma fin sollecitata: sovvertire il falso ordine costituito può, di volta in volta, competere a una mosca come a un qualsiasi, non meglio identificato Nicola Petix.
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