Cronache italiane
Dall'equilibrio tra i sospiri, i tanti palpiti suggeriti da una nuova dimensione del sentimento e il progetto di un dettato il più possibile secco nascono i romanzi di Stendhal e, in una chiave diversa, i più o meno brevi racconti che l'autore avrebbe voluto chiamare 'historiettes' se non ne fosse stato distolto dal carattere cupo e tragico degli eventi del narrare, e che solo nel 1865 presso l'editore Michel Lévy ebbero il titolo impeccabile di "Chroniques italiennes". (...) E' noto che Stendhal trasse queste storie da manoscritti italiani di cui venne in possesso verso il 1833, quando si trovava a Civitavecchia. Sempre reticente sull'effettiva provenienza dei manoscritti, egli afferma ripetutamente, in varie lettere e note, l'intenzione di tradurre quelle "storielle" di circa ottanta pagine ciascuna, "non galanti né piccanti", ma al contrario cupe e tragiche, "perché servano alle persone intelligenti come utile complemento alla storia d'Italia nei secoli XVI e XVII e della società da cui sono nati Raffaello e Michelangelo".