De vulgari eloquentia
Composto nei primi anni dell'esilio, quindi contemporaneo o di poco anteriore al Convivio, il De vulgari eloquentia fu concepito da Dante come un ampio trattato in quattro libri nei quali il poeta intendeva esporre la somma di tutte le varie esperienze di stile della "locutio vulgaris", intesa non solo come lingua popolare distinta ed evolutasi dal latino, ma come mezzo di comunicazione naturale ed immediato, diverso per natura e uso dalla "locutio secondaria", la lingua della cultura. Interrotta al quattordicesimo capitolo del secondo libro, l'opera tratta dell'origine del linguaggio, dalla differenziazione dei diversi idiomi conseguente alla confusione di Babele fino all'analisi delle lngue europee e dei diversi dialetti italiani. In mezzo a tanta varietà di parlate locali Dante si pone in cerca di un linguaggio che risponda alla esigenze di una lingua letteraria veramente italiana, che sia autenticamente radicata nella vita della nazione, sublimata dall'arte, colta e civile.
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