Inni omerici

Inni omerici

Per uno strano mutamento del gusto, il lettore moderno ha quasi dimenticato che "Omero" non è soltanto l'autore dell'"Iliade" e dell'"Odissea", ma dei meravigliosi Inni, che nutrirono l'immaginazione dei poeti e dei pittori nel Rinascimento e nel Barocco. Non sappiamo quando siano stati composti. Sappiamo soltanto che corporazioni di poeti - in primo luogo quella degli Omeridi - li andarono recitando per secoli in Asia Minore, e in Grecia, per rallegrare le feste dove si radunavano i Greci e soprattutto gli Ioni "dalle lunghe tuniche". Probabilmente nel quarto secolo, qualcuno mise insieme la raccolta che noi possediamo. Gli Inni comprendono alcune tra le pagine più belle della letteratura greca. Nessuno potrà mai dimenticare quel capolavoro di poesia patetica che è l'"Inno a Demetra": la dea silenziosa, che erra piena di dolore attraverso il mondo, cercando invano la figlia rapita, e siede lungo la strada, col capo velato, simile a una vecchia carica di anni. O il sublime slancio lirico dell'"Inno ad Apollo", quando per nove giorni e nove notti Leto conosce i dolori del parto, cinge un palma con le braccia, punta le ginocchia nell'erba tenera, e finalmente balza alla vita il più tremendo e luminoso fra tutti gli dei. O l'eleganza ironica con la quale viene rappresentato Ermete, l'ultimo, il più molteplice e versatile tra tutti gli dei, dalla mente intricata, ambigua ed univoca come quella di Ulisse: capace di inventare il fuoco e la cetra, il furto e l'inganno, la beffa volgare e la poesia che diffonde il desiderio d'amore e il sortilegio del sonno.Edizione con testo a fronte.
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