Taras Sevcenko. Dalle carceri zariste al Pantheon ucraino
Ultimo nato della grande "triade romantica" dei paesi slavi, con Adam Mickiewicz e Aleksandr S. Puskin, Taras Sevcenko affascina il lettore di oggi per la musicalità del verso e la varietà del metro, la lucidità delle immagini e la forza satirica dirompente, l'originalità poetica e l'universalità dei drammi che propone. Coniuga il mito selvatico dei cosacchi col sogno millenaristico della rinascita della nazione, la libertà individuale e quella di ogni popolo, la rivolta contro la sopraffazione dei potenti in nome della dignità dell'uomo, la lotta col "Dio che non vede" e la lode all'Eterno del Salmo davidico. Nato servo della gleba, liberato già adulto, divenne allievo prediletto del più grande pittore della Pietroburgo degli zar, pittore originalissimo e poeta geniale, fece della lingua del popolo ucraino lo strumento perfetto di lirica delicatissima e fulminante, di poemetti di piglio dantesco e shakespeariano, di satira rivoluzionaria ed etica universale. Per la prima volta si offre al lettore italiano una raccolta di saggi che permetta di conoscere e comprendere un classico della letteratura mondiale, con una descrizione sintetica e chiara della sua poetica e un'esplorazione analitica dei migliori testi antologici raccolti e tradotti (con testo a fronte) da due specialiste dell'argomento.
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