Il senso di appartenenza, il bisogno umano della stragrande maggioranza delle persone di sentirsi «parte di qualcosa», motiva le nostre scelte e plasma il nostro pensiero. Far parte di un gruppo o di una famiglia, che si tratti di un popolo, di una setta, di una squadra sportiva, di un gruppo politico ecc., è senza dubbio più «facile» che non farne parte. Condividere la propria idea e trovarsi rispecchiati nel credo, negli slogan e nelle rappresentazioni altrui gratifica ed esalta, scrive Cyrulnik, ricordando gli eventi da lui vissuti personalmente prima, durante e dopo il secondo conflitto mondiale. Non bisognerebbe però mai sottovalutare, ricorda lo studioso francese, che «essere come tutti» implica un’inevitabile tendenza alla chiusura, per cui non ci si sentirà a proprio agio con chi ha un universo mentale diverso, pratica altri riti sociali o religiosi, rispetta un’altra gerarchia morale. Può capitare persino di percepire una persona come «traditrice», se con la sua sola presenza ci mostra un altro mondo, sostenuto da una coerenza diversa da quella che regge il nostro. E i regimi non democratici, che sull’uniformità basano il proprio potere, hanno da sempre sfruttato la comodità di obbedire al capo per avere a disposizione servi cui non bisogna neppure dare ordini.
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Titolo: La comodità del male. Libertà interiore e servitù confortevole
Autore:
Boris Cyrulnik
Editore: Il Margine (Trento)
Data di Pubblicazione: 2023
Pagine: 232
Formato: copertina-morbida
ISBN: 9791259821096