Le domande che Fallot si pone in questo libro mirano all’individuazione delle leggi sociali che regolano la concezione e l’uso della scienza in quanto questione di classe che, all’interno di una situazione determinata, ricava (e può trasformare) il proprio significato materiale. Per questa via, non speculativa bensì politica, accade che il marxismo non si ponga come «filosofia del dominio della natura per mezzo della tecnica, ma della trasformazione dei rapporti sociali di produzione per mezzo della lotta di classe». Perché, come dice Marx, è partendo da qui (e dai compiti rivoluzionari relativi) che «le scienze naturali comprenderanno la scienza dell’uomo così come la scienza dell’uomo comprenderà le scienze naturali», cosicché «non ci sarà più che una scienza». Il comunismo che altro sarà – se saprà esserlo – se non questa sintesi che dovrà rendere non più antagonistiche le contraddizioni, ancora ben presenti e sempre più visibili, fra umanità e natura? Tuttavia va segnalato che Fallot non arriva a questo finalismo non ultimativo con una proiezione utopistica basata sulle speranze di riscatto del proletariato dolente e bistrattato, bensì attraverso l’uso del marxismo come scienza, e quindi come critica della scienza “borghese” del nostro tempo, nei suoi presupposti teorici e nei suoi svolgimenti pratici.
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Titolo: Marx e la questione delle macchine
Autore:
Jean Fallot
Editore: Orthotes
Data di Pubblicazione: 2024
Pagine: 256 p
Formato: copertina-morbida
ISBN: 9788893144667