Un antropologo nel pallone

Bruno Barba

Di calcio si parla tanto, eccome. Sicuramente troppo. Quotidiani, riviste, saggi, romanzi. Tutto è calcio. L'antropologia non se n'è mai occupata. Ma perché escludere dall'analisi un "fatto sociale totale" - come diceva Mauss qual è il calcio? Negli studi antropologici, grazie alle proposte di Clifford Geertz, si è cominciato a valorizzare "il punto di vista del nativo". Nel calcio questo sembra accadere da tempo. Gli addetti ai lavori provengono sempre e comunque dal mondo del calcio anche se spesso non sembrano possedere una conoscenza "totale" del fenomeno. Ma per restare in tema antropologico: dove si situa quella linea di confine che presso tante società è tutt'altro che labile e che viene definita "rito di passaggio"? Perché non esiste il senso dell'auctoritas e tutti si sentono legittimi esperti dell'ambito calcistico? Non sfugga una coincidenza terminologica, sorprendente e allo stesso tempo illuminante. Esiste un luogo, metaforico o meno, che è il teatro di ogni azione calcistica e di ogni azione antropologica: il campo. L'antropologo come il calciatore, per essere degno di visibilità e credibile, in altri termini per svolgere il proprio lavoro, deve "stare" sul campo. Quindi l'antropologo, per parlare di calcio, non può che essere anche un calciatore dilettante.

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Titolo: Un antropologo nel pallone
Autore: Bruno Barba
Editore: Meltemi
Data di Pubblicazione: 2007
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ISBN: 9788883535390