Se è vero ciò che afferma Samuel Huntington, che "l'uomo utilizza la politica non solo per i propri interessi, ma anche per la propria identità", il riflusso della globalizzazione segna la crisi della politica. Non solo come momento di elaborazione di decisioni collettive, ma anche e soprattutto come produzione di libertà-opportunità individuali e difesa di 'identità' personali, culturali, etniche e quant'altro. Crisi della politica, dunque, rispetto al totalitarismo di un ordine universale che, travalicando il concetto di territorialità, annulla quello di cittadinanza e riduce i margini operativi della democrazia liberale. Dopo la 'scorpacciata di mondializzazione', è venuto il momento della sfida alla distribuzione ineguale della ricchezza e del recupero della centralità dell'individuo rispetto al mercato. Il limite maggiore della globalizzazione è che essa ha creato il 'consumatore globale', ma non il 'cittadino globale'. In altri termini, il processo di globalizzazione ha incrementato, con successo, l'eguaglianza delle opportunità (di scelta) del consumatore, ma ha contemporaneamente ridotto le opportunità di decisione (politica) del cittadino. I governi di tutto il mondo sono posti di fronte all'impellente necessità di individuare istituzioni, un linguaggio e nuove procedure di applicazione comuni per conciliare le esigenze dell'economia, e dei suoi cicli, con gli imperativi della giustizia sociale, della difesa dell'ambiente e, più in generale, della partecipazione politica. Dalla 'Prefazione' di Piero Ostellino Presidente del Centro Luigi Einaudi.
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Titolo: Economia senza cittadini? 7° rapporto sull'economia globale e l'Italia
Autore:
Editore: Guerini e Associati
Data di Pubblicazione: 2002
Pagine:
Formato:
ISBN: 9788883353215