"Dunque ho perduto la patria - e molte altre cose - dopo il 19 marzo." Il 19 marzo 1944 i tedeschi invadono l'Ungheria. Per gli ebrei del Paese significa l'inizio delle deportazioni e l'umiliazione del ghetto. In quello di Nagyvarad viene confinato, insieme alla moglie, sotto falso nome, anche Béla Zsolt, raffinato e noto giornalista di idee liberali, che ha già conosciuto la durezza dei tempi, dal lavoro coatto in condizioni disumane nelle gelide steppe ucraine alla fuga forzata a Parigi con la moglie e nove valigie riempite di una vita intera. Per una serie di eventi fortuiti, mentre i 'trasporti' per Auschwitz si susseguono inesorabilmente, la coppia riesce a fuggire dall'ospedale del ghetto e, dopo un pericoloso viaggio in treno, raggiunge Budapest e la casa di un amico. Ma sfuggire ad Auschwitz non significa sfuggire all'orrore, perché l'epoca ne è pervasa. Ha le sembianze dei crudeli gendarmi ungheresi, un tempo pacifici vicini di casa, ora disposti a trasformare i vecchi conoscenti in informi fagotti di carne; indossa le uniformi delle Croci frecciate con la loro maniacale convinzione di superiorità; ha la faccia indifferente dei notabili locali, spettatori volontari della violenza. Il cervello, allora, si lambicca in una catena di crude considerazioni. Cos'ho in comune, si chiede la vittima, con questi ebrei dai lunghi cernecchi, io così lontano dalla tradizione? Perché sono stato pestato a sangue da quel popolo di cui ho sempre difeso i diritti? E, soprattutto, perché sono finito qui dentro, quando avrei potuto fuggire altrove? Perché "è un dato di fatto: se un uomo può scegliere e non va da nessuna parte, non è un caso". Zsolt ha scelto di tornare nella patria che ha perduto.
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Titolo: Le nove valigie
Autore:
Bruno Ventavoli,
Béla Zsolt
Editore: Guanda
Data di Pubblicazione: 2004
Pagine:
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ISBN: 9788882465827