L'autore di questo libro ha uno stile, un metodo e uno sguardo alquanto diversi da quelli della storiografia accademica. E' al tempo stesso giornalista, produttore di grandi programmi televisivi e scrupoloso ricercatore. Consulta gli archivi pubblici e privati, raccoglie una documentazione impeccabile, ma lavora soprattutto 'sul terreno' intervistando i protagonisti, i testimoni, i loro familiari ed eredi. Com'è noto ai lettori di questa collana, gran parte del suo lavoro, negli scorsi anni, è stata dedicata alla Germania hitleriana, alla classe dirigente del partito nazista e al genocidio degli ebrei. Pochi studiosi hanno analizzato con altrettanto rigore e abbondanza di informazioni le responsabilità del Terzo Reich durante la Seconda guerra mondiale. Fra gli studiosi della Repubblica federale che hanno costretto i loro connazionali a prendere coscienza del proprio passato, Guido Knopp occupa ormai un posto eminente. Qui, per la prima volta, l'autore affronta una vicenda in cui i tedeschi sono oppressi anziché oppressori: l'esodo di quindici milioni di cittadini del Reich fra il 1944 e il 1945 dalle terre della Slesia, della Prussia orientale e del Sudetenland. La folla dei rifugiati sulle strade, il rigore dell'inverno, la rapida e brutale avanzata delle truppe sovietiche, la ferocia degli invasori, l'imprevidenza e il cinismo di alcuni dirigenti tedeschi trasformarono l'esodo in uno dei maggiori drammi della Seconda guerra mondiale. Alla fine di questo libro il lettore si chiederà perché una tale tragedia sia stata oscurata da altri avvenimenti e il suo ricordo sia rimasto confinato nei circoli e nelle associazioni di coloro che ne furono vittime e protagonisti. Le responsabilità dell'apparato nazista non possono essere addebitate alle donne stuprate, ai bambini uccisi, ai vecchi travolti dai cingoli dei carri armati. Guido Knopp non chiede risarcimenti morali e non intende servirsi di questo libro per sminuire l'importanza degli orrori nazisti nella memoria collettiva degli europei. Come tutti gli storici sa che l'esodo delle popolazioni civili non fu, nel Novecento, un fenomeno esclusivamente tedesco e che "fra il 1939 e il 1948 quasi cinquanta milioni di persone furono costrette ad abbandonare le loro patrie". Ma crede che anche queste vittime abbiano diritto a essere ricordate. E' lo stesso sentimento che ha animato Günther Grass in un romanzo, "Il passo del gambero", che ricorda la sorte di una nave carica di profughi, colpita nel Baltico dal siluro di un sommergibile sovietico. Ed è lo stesso sentimento che anima gli istriani quando ricordano ai loro connazionali il dramma delle foibe. Questo non è 'revisionismo'. E' semplicemente giustizia.
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Titolo: Tedeschi in fuga. L'odissea di milioni di civili cacciati dai territori occupati dall'Armata Rossa alla fine della Seconda guerra mondiale
Autore:
Umberto Gandini,
Guido Knopp
Editore: Corbaccio
Data di Pubblicazione: 2004
Pagine:
Formato:
ISBN: 9788879725781