Anno 2026. Uno scienziato scopre il gene dell'arte. Chi vuol essere considerato uno scrittore deve sottoporsi a un esame del sangue, pena la scomparsa dal panorama editoriale. Chi non sa scrivere ma è "positivo" al test, sforna bestseller sicuri. E questa è la prima rivoluzione copernicana nel mondo dell'arte, quella che dà origine a una sorta di fascismo intellettuale, di eugenetica mentale su cui domina incontrastata l'autorità della scienza. Fra i pochi dissidenti c'è James Wright, scrittore quasi affermato, che di fronte alla paura di una possibile smentita decide di vivere nel dubbio. Rifiuta di sottoporsi al test e si autocondanna al silenzio. Non se ne pentirà, se non per un attimo, poco prima di morire... E allora prenderà di nuovo carta e penna per tessere l'elogio del dubbio e urlare la sua provocatoria confessione. Non lo saprà mai, ma il suo diario sarà all'origine di una seconda rivoluzione... Accattivante e inquietante. Nel futuro orwelliano dipinto dallo humor nero di Panayotopoulos riconosciamo bene, in tutta la sua sinistra attualità, il presente kafkiano che stiamo vivendo. Il mondo editoriale ne esce in brandelli e forse ci voleva proprio un romanzo come questo a lanciare un grido d'allarme prima che l'incubo si avveri. "Fermi tutti", ci vien da dire leggendo queste pagine, fermiamoci prima di acconsentire che tutto questo accada.
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Titolo: Il gene del dubbio
Autore:
Nicos Panayotopoulos,
Alberto Gabrieli
Editore: Ponte alle Grazie
Data di Pubblicazione: 2005
Pagine: 136
Formato: Brossura
ISBN: 9788879287357