Carlo Pariani, psichiatra, incontrò Dino Campana alcune volte tra il novembre del 1926 e l'aprile del 1930. Ne nacque lo scritto che qui si presenta, documento utile per ricostruire le drammatiche vicende del poeta; ma soprattutto per intendere la scelta, operata sulla soglia della malattia, di abbandonare la letteratura, l'arte poetica, per vivere nel manicomio di Castel Pulci. Campana nei colloqui vanaggia di utopie telepatiche, trasmissione e ricchezza di impulsi elettrici e magnetici, ragione di cataclismi e magnetici, ragione di cataclismi e avvenimenti storici straordinari: - Stolide fole che pareva narrare per canzonare - scrive il Pariani. E intanto, sollecitato dall'interlocutore, commenta la sua opera, indica correzioni alla seconda edizione dei Canti orfici curata dall'amico Binazzi, insistendo nell'affermare la sua malattia e la volontà di restare a Castel Pulci, dove riceve tutto che libero non potrebbe guadagnare. Afferma di aver esaurito la sua arte, di non intenderla più importante; ma invita il fratello Manlio a ricercare una copia dell'edizione di Marradi dei Canti Orfici - la lezione originale- per conservarla per ricordo, vedendo che il testo - così va perduto -.In realtà, lo scritto del Pariani è documento della strenua fedeltà di Campana alla poesia - regina del ricordo -, unico bene rimasto; e in questo senso anche il discorso folle di Campana appare come immagine del trauma originario: la perdita della vena poetica...
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Titolo: Vita non romanzata di Dino Campana. Lettere scelte (1910-1931)
Autore:
T. Gianotti,
Carlo Pariani
Editore: Ponte alle Grazie
Data di Pubblicazione: 0
Pagine:
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ISBN: 9788879282673