Ha detto Cesare Garboli in un'intervista: "Il tempo lavorerà a favore dei libri che ha scritto Goliarda Sapienza". "Il filo di mezzogiorno", pubblicato per la prima volta nel 1969, è il secondo romanzo di Goliarda Sapienza, rivelatasi due anni prima con "Lettera aperta", che raccontava con tono aspro e impietoso la sua infanzia siciliana fino alla partenza per Roma e l'Accademia di Arte Drammatica. Quello era il proemio o l'antefatto, "Il filo di mezzogiorno" è la conseguenza e, insieme, l'analisi. Ecco, l'analisi: questo libro è il resoconto di un tentativo di cura che uno psicoanalista compie sulla protagonista, sradicata dalla Sicilia e trapiantata a Roma con grande lacerazione. In "Lettera aperta" la confessione nasceva spontanea, per moto proprio, e trovava un ritmo tachicardico, lirico e avvolgente. Qui, fin dalle primissime pagine, entra in scena, abilmente, senza presentazione di sorta, colui che guiderà la nuova confessione con metodo scientifico, appunto lo psicoanalista, convinto della funzione terapeutica della memoria. "Il filo di mezzogiorno" è nella sua struttura un continuo colloquio tra paziente e medico curante. Ma non basta. Via via che l'analisi va avanti, i transfert della protagonista e dello stesso psicoanalista diventano, nel loro evolversi, materia di racconto. Non manca una lucida critica a una certa psicoanalisi posseduta da un'oscura volontà di potenza e di normalizzazione: " ... se siamo morbosi, malati, pazzi, a noi va bene così. Lasciateci la nostra pazzia e la nostra memoria". Un destino d'eccezione, ma esemplare, della condizione umana, rivelato con sottigliezza e ardore di radice insulare da una scrittrice che seppe continuare, con voce sua, la tradizione della migliore narrativa siciliana moderna, più attenta alle ragioni dell'anima che a quelle del folklore.
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Titolo: Filo di mezzogiorno (Il)
Autore:
Goliarda Sapienza
Editore: La Tartaruga (Milano)
Data di Pubblicazione: 2003
Pagine:
Formato:
ISBN: 9788877383907